Le scarpe al sole Cronache di gaie e tristi avventure di alpini, di muli e di vino di Paolo Monelli



Sono alcuni anni ormai che sono interessato ed appassionato ai fatti della Grande Guerra, specialmente quella combattuta sui nostri confini contro l'esercito austro-ungarico.
Una guerra cominciata con un anno di ritardo rispetto alle prime dichiarazioni dei paesi belligeranti del 1914 ma che, nonostante l'epilogo vittorioso, ha comportato 650000 caduti da parte italiana.
Una guerra differente da quella combattuta sul fronte occidentale, in pianura; italiani ed austriaci si sono affrontati in montagna, combattendo come aquile a quote incredibili(anche ai 3200 metri delle cime dell'Adamello), sopportando gelo, valanghe, fame, i pidocchi e il senso di morte opprimente che attanagliava alpini, fanti e bersaglieri continuamente.
Si trovano molti libri che raccontano le gesta e le imprese dei soldati italiani ma anche la sofferenza, il disagio della vita di trincea, le diserzioni, le fucilazioni.
Con il fascismo si esaltavano solo gli eroi mentre la verità di come vivevano realmente i soldati sul fronte veniva taciuta; con la caduta del fascismo e negli anni sono emersi da soffitte e cantine diari dei soldati che raccontano cosa davvero abbiano vissuto in quei tre anni infernali di guerra.
Ho finito di leggere da poco un libro che mi ha molto colpito perchè è un vero e proprio diario, con date di battaglie e di avvenimenti vissuti dallo scrittore.
Il libro è Le scarpe al sole Cronache di gaie e tristi avventure di alpini, di muli e di vino e l'autore è Paolo Monelli, giornalista e scrittore, laureato in legge e ufficiale degli alpini durante tutto il conflitto; il libro rappresenta l'opera prima dello scrittore modenese.


Monelli fu un interventista e si arruolò come volontario ottenendo subito la nomina di sottotenente.
Il libro non è una denuncia ma semplicemente un racconto degli episodi che lo scrittore ha vissuto nel corso dei suoi tre anni di guerra; i luoghi dove ha combattuto, i rapporti con gli altri alpini, le licenze, le fucilazioni, la sporcizia perenne, il senso di fame, il freddo e soprattutto le sensazioni che mutavano continuamente.
Dall'entusiasmo iniziale infatti prevaleva di giorno in giorno il senso di rassegnazione per una morte ormai imminente, con compagni ed amici che ogni giorno cadevano per mano nemica e che con lui condividevano l'inferno della vita di privazioni di trincea ad alta quota.
Infatti Monelli ha combattuto in Valsugana, su Cima XII e ha affrontato l'ecatombe dell'Ortigara, dove in ben pochi hanno salvato la pelle(battaglia che prese tristemente il nome di calvario degli alpini).
Momenti di sconforto, attimi di scherzo ed allegria con gli altri commilitoni(tutti precisamente ricordati per nome), il vino che in un modo o nell'altro non mancava mai, i pensieri rivolti alle donne, le lunghe attese per i combattimenti, i boati dei bombardamenti, il tapum dei fucili austriaci e la letale mitragliatrice che spesso faceva sentire il suo suono ferale.
In tutto questo lo scrittore esalta la figura dell'alpino, indomabile lavoratore, coraggioso combattente, compagno leale ed affidabile.
Il libro scorre via piuttosto velocemente, nonostante spesso siano riportati dialoghi in lingua veneta(comunque facilmente comprensibili), dialoghi in francese, vocaboli tedeschi e citazioni latine.
Mi piace molto la precisione con cui Monelli racconta gli avvenimenti, con tanto di date; in questo modo è ancor più facile capire lo stato d'animo dei soldati in quei tragici momenti.
L'autore ricorre all'utilizzo del tempo presente o passato prossimo perchè ha annotato i fatti in presa diretta.
Lo stile riflessivo e descrittivo comunque non appesantisce la lettura perchè Monelli sa catturare bene l'attenzione facendo partecipare emotivamente chi legge.
Un libro che consiglio davvero per coloro che sono appassionati in materia o per coloro che vogliono leggere un bel libro di cronaca sui fatti della grande guerra.

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